Nel 2018, un gruppo tedesco di fondamentalisti cristiani, l'Associazione per l'orientamento alla vita (LEO), offriva seminari e terapie sostenendo di poter “guarire" lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. L’opinione pubblica tedesca ha quindi scoperto con indignazione l’esistenza delle “terapie riparative”.
All Out, insieme ai gruppi tedeschi di attivisti LGBT+ Aktionsbündnis gegen Homophobie e.V. e ENOUGH is ENOUGH! OPEN YOUR MOUTH! si è subito attivata lanciando una petizione per chiedere il divieto di queste pericolose pratiche.
Nel 2019 è nata la coalizione #HomoBrauchtKeineHeilung, frutto dell’unione tra l'attivista Lucas Hawrylak, Change.org e Travestie für Deutschland. Insieme, il 10 aprile 2019, abbiamo consegnato più di 110.000 firme al ministro della Sanità tedesco Jens Spahn.
foto: Change.org
Il giorno dopo, il ministro ha annunciato la creazione di una commissione finalizzata all’abrogazione delle “terapie riparative”.
Il 4 novembre 2019, Jens Spahn ha presentato un disegno di legge in tal senso. Ma la bozza è stata oggetto di critiche perché escludeva dal divieto gli individui fra i 16 e i 18 anni, qualora i terapisti avessero potuto dimostrare che i pazienti avevano compreso appieno la terapia.
Durante il voto, All Out ha continuato a collaborare con la coalizione per far apportare modifiche alla proposta di legge. Alla fine, quella pericolosa esenzione per i giovani di età compresa tra 16 e 18 anni è stata abbandonata.
Un anno dopo la consegna della petizione, la legge è finalmente stata approvata. Il 7 maggio 2020, il Parlamento tedesco ha approvato un divieto parziale delle “terapie riparative”.
La legge vieta sia la pratica delle cosiddette “terapie riparative”, sia la sua pubblicizzazione, "con pene fino a 30.000 euro e un anno di reclusione qualora a tali terapia siano sottoposti” i minorenni.
Sarà inoltre istituito un servizio di consulenza multilingue per le persone sottoposte a “terapie riparative” e coloro che lavorano con la comunità LGBT+.
Purtroppo non tutte le raccomandazioni degli esperti e della società civile sono state incluse nel testo finale. Il disegno di legge non prevede ancora sanzioni per i genitori che sottopongono a “terapie" i figli LGBT+. Il legislatore non ha ritenuto che equivalessero a negligenza genitoriale.
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